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Ecco i primi capitoli del mio nuovo romanzo. Saranno aggiornati i contnuti man mano che verranno scritti.
Inviare le crtiche ed i commenti a l.leone@yatw.it ricordando di indicare il capitolo e ovviamnte il suggerimento.
Grazie a tutti per la collaborazione.
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La BMW X5 sfrecciava oltre il limite consentito sul ponte 25 Abril in direzione di Almada. L’uomo al volante teneva le mani fisse sullo sterzo e gli occhi sulla strada.
La cravatta era leggermente allentata per contrastare il caldo, il climatizzatore non funzionava ormai da qualche tempo.
L’uomo sudava tanto e tremava. Tremavano i denti, l’addome, le gambe.
Gli occhi erano iniettati di sangue e le tempie gli pulsavano.
Il respiro era affannato.
Non sarebbe andato troppo lontano in quelle condizioni.
La macchina continuò sulla superstrada E1 zigzagando tra il traffico pomeridiano di una giornata limpida e soleggiata usuale per quel periodo dell’anno. Superò lo svincolo per Cova da Piedade e l’uomo accelerò ancora portando il motore della BMW al massimo dei giri. La velocità aumentò e le auto intorno frenarono terrorizzate da quel proiettile grigio impazzito.
Giunta allo svincolo del Bairro 1° de Maio, la X5, con una manovra improvvisa, prese la rampa della 378 sbattendo contro il guard rail a 130 km/h; rimase in traiettoria grazie alle proprietà elastiche dello stesso e al differenziale autobloccante delle quattro ruote motrici; ammaccò l’intera fiancata dalla parte del passeggero; imboccò Av. 1° de Maio.
L’uomo al volante non aveva una meta precisa, cercava solo un angolo di pace dove poter calmare il corpo. Evitò miracolosamente una monovolume e la donna che la guidava inveì senza pudore ma inutilmente contro il bolide.
Arrivato a Rua Foros de Amora evitò di imboccare il sottopassaggio e si buttò a destra, girando immediatamente per Rua de 25 Abril.
Qui improvvisamente, come se avesse innescato un limitatore, ridusse la velocità entro i limiti. La mancanza totale di traffico e di gente parve avere un effetto calmante sull’uomo che smise anche di tremare e sentì la stanchezza piombargli addosso. La tensione stava iniziando a sciogliersi e il corpo reclamava per lo sforzo e l’incoscienza.
I palazzi bassi e multi colore di Setùbal rendevano allegro quel deserto periferico che presto si sarebbe ripopolato dei residenti pendolari.
La X5 sgangherata passeggiò, esausta come il suo guidatore, tra quelle vie e arrivò in Rua Domingos Bontempo, una strada circolare che circonda i Jardim da Rua Domingos, un parco verde che contribuisce ad arricchire di un ulteriore colore il quartiere. L’uomo parcheggiò la macchina, aprì il finestrino e si abbandonò sul sedile. Chiuse gli occhi e respirò l’aria primaverile. Non gli ci volle molto ad addormentarsi.
Un vecchio con un bassotto osservò la scena. Fissò per un paio di secondi la macchina, poi borbottò qualcosa e discretamente continuò la sua strada verso il parco insieme al suo fedele amico.
Fu allora che José Henrique, nel dormiveglia senza tempo di una fuga irragionevole dal nulla e da nessuno, udì il fischio. Secco. Deciso.