La pubblicità contiene le uniche verità affidabili di un giornale.
Thomas Jefferson
presidente degli Stati Uniti


Con la pubblicità non dobbiamo vendere al consumatore la bistecca, bensì lo stuzzicante momento in cui la soffriggerà in padella.
Ernest Dichter
psicologo statuintense


Gli ideali di una nazione li capisci dalla sua pubblicità.
Norman Douglas
scrittore inglese


Perchè continuo ad investire in forti campagne pubblicitarie anche adesso che la mia azienda è
diventata il maggior produttore mondiale di chewing gum?
Per lo stesso motivo per cui il pilota di un aereo tiene i motori accesi anche dopo il decollo.
J. Wrigley
industriale statunitense


Deve essere un panorama meraviglioso per chi non sa leggere
(osservando le scritte luminose in Times Square a New York).
G. K. Chesterton
scrittore inglese


Nulla, a parte la zecca, può fare soldi senza pubblicità.
Thomas Babington Macaulay
storico e politico inglese


Anche Dio crede nella pubblicità, infatti ha messo campane in ognuna delle sue chiese.
Sacha Guitry
attore e commediografo francese


Molte cose piccole sono diventate grandi con un appropriato uso della pubblicità.
Mark Twain
scrittore statunitense


Chi smette di fare pubblicità per risparmiare i soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo.
Henry Ford
industriale statunitense


Quando scrivo un testo pubblicitario non voglio che lo si consideri creativo, ma tanto interessante da far comprare il prodotto.
David Ogilvy
fondatore dell’Agenzia di pubblicità Ogilvy & Mather



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Ecco i primi capitoli del mio nuovo romanzo. Saranno aggiornati i contnuti man mano che verranno scritti.

Inviare le crtiche ed i commenti a l.leone@yatw.it ricordando di indicare il capitolo e ovviamnte il suggerimento.

Grazie a tutti per la collaborazione.

APRILE 2011
Gli studi televisivi della RTP, situati nella parte orientale di Lisbona nella Freguesia Maravila e più precisamente nella zona di Chales, erano moderni e immensi. José era intimorito da tutto. Stranamente avrebbe dovuto sentirsi a suo agio in quella situazione, abituato come era alla gente e a stare sotto i riflettori, ma un conto era lo stadio, un conto la televisione. In campo non doveva parlare e se c’era qualcosa che veramente lo metteva a disagio era appunto il dove esprimere il suo pensiero in pubblico. La sua compagna solitudine, fonte anche della sua bravura, in realtà lo spingeva parecchio a parlare con se stesso ma poi le parole, così fluenti nei pensieri, non erano altresì spontanee quando dovevano venir fuori. E così José rimaneva spesso in silenzio chiuso nella sua timidezza. Questo lo faceva apparire oltre che schivo un po’ presuntuoso e altezzoso. Nessuno si soffermava a notare il rossore delle guance dovuto all’imbarazzo anche perché la sua pelle ambrata lo mascherava bene. Conoscere a fondo José era un problema e raramente lui aiutava il mondo esterno a risolverlo. Di amici ne aveva pochissimi fuori e dentro al calcio.
Maledisse ancora una volta Rui Costa per averlo scelto per quel compito. Ancora lui e sempre lui a rovinargli la vita. Si trattava di cinque minuti di diretta nella trasmissione del mattino Bon Dia Portugal che andava in onda dalle 08:00 alle 10:00 tutti i giorni sulla RTP1, primo canale nazionale. Un lunghissimo telegiornale sui fatti della giornata appena trascorsa  e  con un intervento significativo in studio su un fatto particolare. Una trasmissione seguitissima. Questa volta si trattava dell’impegno della Fundação Benfica insieme all’Unicef sulla lotta alla criminalità minorile nella zone periferiche della città. José aveva partecipato con molta volontà e dedizione a quella iniziativa, anche perché proveniva da una di quelle zone e grazie al calcio e alla famiglia sia lui che suo fratello erano riusciti a rimanere sulla retta via. Non era stato così per tutti i suoi amici e si reputava un fortunato anche in quel senso. Non a caso il Benfica aveva scelto una zona periferica come suo quartier generale.
Anche il mondo dello spettacolo era sensibile a questo argomento e madrina Unicef del Portogallo era la modella e attrice Catarina Moraes.
La trovò nella stanza del trucco che veniva pettinata dalla visagista. Come incrociò il suo sguardo attraverso l’enorme specchio della sala José si sentì trafitto al cuore. Gli occhi nocciola lo fissarono per un attimo e poi tornarono a sorridere alla donna che parlava con lei mentre lavorava. José si sentì abbandonato e solo.
La segretaria di studio lo fece accomodare sulla poltroncina accanto e immediatamente un’altra truccatrice si mise all’opera. In realtà con José c’era poco da fare: i capelli brizzolati erano corti ed in perfetto ordine e la carnagione di cero non dava fastidio alla luce dei riflettori. La signorina gli passò solo un po’ di cipria sul naso e lui rimase deluso di non poter voltare lo sguardo nello specchio per ricercare quello sguardo e non sentirsi ancora solo e abbandonato come lo era adesso.
La giornalista Cristiana Freitas fece il suo ingresso con un passo deciso e sbrigativo. Si mise in mezzo alle due poltroncine e salutò garbatamente i due: -Buongiorno. Sono molto contenta di avervi entrambi in trasmissione.- Guardò sorridendo i due volti nello specchio ed entrambi ricambiarono il sorriso. La Freitas teneva in mano un iPad che manovrò per individuare subito il punto della scaletta della trasmissione dove sarebbero intervenuti gli ospiti. -Io inizio fra dieci minuti e volevo ricapitolare un attimo prima di andare in diretta. Voi entrerete dopo la pubblicità delle 08:35. Sarete accompagnati dalla signorina Pereira che è l’assistente di studio che avete già conosciuto.- Entrambi annuirono con il capo. Si sentivano come degli scolaretti di fronte alla maestra e sembrava loro inopportuno interrompere la giornalista.
-Anche se ciascuno di voi è sicuramente stato informato dal rispettivo ufficio stampa, vi ricapitolerei velocemente quello di cui parleremo. Con Catarina affronteremo l’esperienza del suo viaggio a Rio nella favela di Rocinha per conto dell’Uincef. Con Josè l’importanza che ha la Fundação Benfica per la città di Lisbona e non solo. Tutti e due racconterete brevemente le vostre esperienze, magari José potresti parlare velocemente anche della tua infanzia a Arrentela ma senza fare nomi. Va bene? Nuovamente le teste annuirono. -Se avete delle domande o dubbi esprimeteli ora, altrimenti in bocca al lupo e ci vediamo dopo.- Attese cinque secondi dopo di che diede una pacca sulle spalle ad entrambi e si girò sui tacchi. -Bene vi aspetto e ricordate di essere naturali come ad una chiacchierata tra amici.- Il tailleur ocra della giornalista scomparve dietro la porta della sala trucco.
-Signorsì generale!- Catarina scoppiò a ridere e allungò una mano da sotto il foulard che la copriva per impedire che il trucco o i capelli le sporcassero il vestito. -Piacere soldato Moraes…- La risata era stata contagiosa e anche le due truccatrici che erano in piedi dalle cinque si rilassarono. Josè allungo anche lui la mano e strinse quella di lei. Si sentì improvvisamente felice e non più abbandonato. -Piacere soldato Henrique, alla prima missione in tv.-
Cercava di essere disinvolto, “naturale”, come aveva suggerito la navigata giornalista, ma quegli occhi lo mettevano a disagio… era conquistato da quello sguardo e non vedeva nient’altro che lei. Cercò di riprendersi. -Gradite un caffè?- disse una delle due truccatrici, quella che si occupava di Josè che ormai aveva finito. Tutti e due annuirono all’unisono e scoppiarono nuovamente a ridere…
Il loro intervento fu effettivamente interessante e José vene così a sapere dell’impegno di Catarina. Un impegno importante e sentito della ragazza che era allegra e spigliata sotto i riflettori, ma che dava alla sofferenza il peso e la serietà che meritavano.
Josè d’altro canto parlò brevemente della sua infanzia ricordando come fosse difficile negli anni settanta essere ai margini della città, sottolineò l’impegno del Club con i giovani, Soprattutto nella lotta alla disuguaglianza. Il bello del calcio è che le differenze non esistono, ma questa era una frase del Mister non sua. Ricevette i complimenti di tutti per quello che stava facendo alla sua età e scoprì che la Freitas era una tifosa accanita dello Sporting e felicissima del derby vinto appena una settimana fa. José sorrise amaro…
Finita la trasmissione José stava uscendo velocemente dagli studi. Alle 11:00 avrebbe avuto la sua seduta di allenamento e a tre giornate dal termine con il titolo ancora in palio non si poteva permettere il lusso di fare tardi, lui in realtà non poteva permettersi nessun lusso.
-Beh, si scappa via così senza salutare?- La voce di Catarina lo raggiunse sulla porta d’ingresso mentre riconsegnava il badge da visitatore e riceveva dalla guardia i suoi documenti e le chiavi della macchina, non prima di aver firmato un autografo con dedica.
José si voltò e la vide scendere le scale di corsa. Jeans, polo e Adidas L.A. Trainer. Dove erano finiti l’abito e la giacca di lino che indossava in trasmissione? I capelli neri raccolti in una coda di cavallo ondeggiavano mentre si avvicinava. -Guarda io corro raramente dietro agli uomini…- Fece l’occhiolino. José era impalato come uno stoccafisso. Sbiascicò qualcosa circa gli allenamenti, qualcosa che neanche lui stesso capì. -Mica mi vorrai far iniziare la giornata con quel caffè schifoso?- José ne convenne, si era schifoso, ma lui non faceva mai colazione. Conosceva solo il bar del centro di allenamenti del Benfica. -Bene non ho mai visitato un centro di allenamenti si va?- José era felice. Si diressero verso l’auto ed iniziarono a parlare…